La diagnostica per immagini nel tumore della prostata ha subito un’importante evoluzione negli ultimi anni.
Vediamo quali sono le principali metodiche e il loro più corretto utilizzo:
ECOGRAFIA TRANSRETTALE (TRUS)
Rappresenta la più comune tecnica di visualizzazione anatomica della prostata e viene usata solo per guidare le biopsie prostatiche.
Non è raccomandata né per la diagnosi e nè per la stadiazione del tumore della prostata, dal momento che soltanto il 60% dei tumori prostatici risulta rilevabile con questa tecnica
RISONANZA MAGNETICA MULTIPARAMETRICA (mpMRI)
La mpMRI è una parte integrante del trattamento e della diagnosi del tumore della prostata.
E’ in grado di identificare tumori a rischio medio-alto (malattia clinicamente significativa), con buona correlazione con il Gleason Score (>7).
E’ sempre più utilizzata come guida per le biopsie prostatiche mirate, con conseguente maggiore identificazione dei tumori di alto grado
Le lesioni prostatiche che la mpMRI eventualmente evidenzia, sono state codificate da linee guida internazionali, definite PI-RADS, che ne permettono una valutazione oggettiva assegnando loro un punteggio compreso tra 1 e 5, che rappresenta un indice di probabilità che la lesione costituisca una neoplasia prostatica aggressiva; maggiore è il punteggio PIRADS, maggiore è la probabilità che il nodulo sospetto sia un tumore maligno.
Oltre alla diagnosi, la mp MRI è molto utile nella stadiazione locale del tumore della prostata a rischio medio-elevato, ovvero nella valutazione dei linfonodi pelvici e delle ossa.
La mpMRI viene utilizzata per seguire i pazienti con tumore della prostata di basso grado, inseriti nel protocollo di “sorveglianza attiva”
TAC
Viene utilizzata per lo studio dei linfonodi , ma ha una sensibilità ridotta (40%) cosi come la mpMRI, poiché non è in grado di riconoscere le micrometastasi.
Viene quindi utilizzata solo nei pazienti con tumore della prostata a rischio intermedio-alto, che hanno un rischio di avere metastasi nei linfonodi maggiore del 40% e anche per la ricerca di eventuali metastasi nel fegato e nelle ossa
SCINTIGRAFIA OSSEA
Nonostante la sua bassa specificità nel riconoscere le metastasi ossee del tumore della prostata, è ancora l’esame più richiesto per la valutazione dell’intero scheletro. Nei casi dubbi viene richiesto un approfondimento con la TAC o la MRI
PET-CT con 11C-colina o 18F-colina
Ha una sensibilità superiore (60%) alla TAC e alla MRI per lo studio dei linfonodi dei pazienti con tumore della prostata, ma va utilizzata solo per quelli ad alto rischio, cosi come per la ricerca delle metastasi ossee avendo specificità superiore rispetto alla scintigrafia ossea